La Storia
Finale Emilia, estremo lembo della Bassa modenese che confina con le province di Ferrara e di Bologna, si trova a 15 metri sul livello del mare e comprende le frazioni di Massa Finalese, Reno Finalese, Casumaro, Canaletto e Casoni. Anche se nelle circostanti campagne sono stati recuperati reperti risalenti all'età del bronzo e all'epoca romana, il borgo di Finale nasce soltanto all'inizio del secolo XI. La prima notizia di fonte certa che ne testimonia l'esistenza è un documento del 1009 - la pergamena originale è conservata presso l’Archivio Abbaziale di Nonantola – in cui si parla di un castrum chiamato Finalis. Si tratta di un atto in cui l’Abate di Nonantola Rodolfo riceve in permuta dal Vescovo di Modena Guarino o Warino “medietatem castri, quod est situm in loco qui dicitur Finalis, cum medietate Capelle, que est dicata in ipso castro in honore sancti Laurencii”, cioè la metà del castrum, che è collocato nel luogo che viene chiamato Finale, con metà della cappella che nello stesso castrum è dedicata a San Lorenzo. Le prime fortificazioni – risalenti al 1213 - vennero realizzate dai ghibellini modenesi per difendere e controllare il territorio dagli attacchi della famiglia guelfa degli Estensi. Tra queste la Torre dell'Orologio o dei Modenesi e il Mastio del Castello delle Rocche, entrambi crollati a causa del sisma del 20 maggio 2012. Gli scavi archeologici compiuti nel mastio ne hanno confermato la datazione al XIII secolo per la parte più antica, presentando caratteri costruttivi e tipologici particolari attribuibili alla prima fase di vita del castrum di Finale. Le indagini nel vano al piano terra e nel cortile interno hanno anche evidenziato la preesistenza di un grande recinto in muratura che racchiudeva, attorno al mastio, una superficie di circa 440 metri quadrati. Nel corso del XIII secolo - dal termine del quale le sorti di Finale si legano a quelle di Modena, passata sotto il dominio degli Estensi - il canale Naviglio (dove nel Quattrocento furono immesse le acque del fiume Panaro) fu deviato e introdotto attraverso la porta occidentale nel cuore del borgo. Con la creazione di un'ampia darsena situata ai piedi della Torre dell'Orologio, Finale si dotò di un porto fluviale che controllava la navigazione tra Modena e Ferrara. Nel Quattrocento il castrum primitivo cominciò ad ampliarsi oltre le mura e la sua popolazione aumentò vistosamente. Nel 1402 il marchese Nicolò III d'Este, allora signore del territorio modenese, incaricò Bartolino Ploti da Novara, autore dei castelli di Ferrara, Mantova e San Felice, di rivedere la struttura del perimetro difensivo, costituito da possenti mura e da larghi fossati, riedificando la Rocca piccola intorno all'antica Torre dei Modenesi. Situato al centro della città, il castello era fiancheggiato su un lato dal fiume Panaro, mentre gli altri tre lati erano circondati da un fossato. Nel 1424 intervenne un altro famoso architetto, Giovanni da Siena, non per fortificare ulteriormente il castello, ma per adattare la fortezza militare a residenza degli Estensi. L'incremento delle attività commerciali e artigianali, unito alla facilità dei trasporti, attirò a Finale gli ebrei, che vi si insediarono nel 1541 dando vita a una fiorente comunità. Dopo l'abbattimento delle mura, che avvenne nel 1554, il paese si ampliò ulteriormente acquisendo nuove strade ed edifici. Oltre lo spazio occupato anticamente dalle fosse furono eretti magnifici palazzi nobiliari, conventi e chiese. Per il suo aspetto romantico di città d'acqua, attraversata da tre canali e otto ponti, Finale si guadagnò l'appellativo di “Venezia degli Estensi”. Rimasto dal 1288 al 1859 sotto il dominio della Casa d'Este (fatta eccezione per i periodi tra il 1306 e il 1329, il 1510 e il 1521 e tra il 1796 e il 1814), Finale ottenne nel 1779 da Francesco III, duca di Modena, il titolo di città. Alla fine del XIX secolo, quando fu chiuso e quindi interrato il ramo del Panaro che lo attraversava, Finale perse il suo aspetto secolare di città d'acqua e cambiò definitivamente il suo assetto urbanistico, insieme a quello economico, già da qualche decennio impostato prevalentemente sull'agricoltura. Tale connotazione rimase immutata sino al 1973, anno in cui si diede avvio alla costruzione di un polo industriale nell'area periferica situata tra Canaletto e Ca' Bianca. Attualmente l'economia si basa su una serie di attività molto diversificate tra le quali prevalgono l'industria ceramica e quella meccanica.
Lo Stemma
Lo stemma di Finale Emilia è stato descritto in un documento del 1595 conservato nell'Archivio Storico Comunale: “Una roccaforte collocata su un piano cinto da mura, munita di tre torri, una delle quali più alta, circondata di acqua corrente in cui un'oca possa nuotare”. Si tratta di una simbologia rimasta praticamente immutata nel corso degli ultimi quattro secoli, fatta eccezione per alcuni particolari: l'oca, per esempio, è diventata in alcuni casi un cigno; la figura gira verso destra, mentre in altri casi è rivolta a sinistra o addirittura è assente, come accade in uno stemma seicentesco. Nel 1779, a seguito della concessione ducale del titolo di città a Finale, sopra lo stemma fa la sua comparsa una corona. Negli anni Venti del XX secolo, con il governo fascista, allo stemma viene affiancato il fascio littorio che successivamente entra nell'arma e si fonde con essa. Con la caduta del regime, nel dopoguerra lo stemma ritorna alla sua più antica simbologia. Il Regio Decreto n° 652 del 7 giugno 1943 riforma la complessa materia araldica degli stemmi: quello di Finale Emilia verrà circondato da un ramo d'alloro e da uno di quercia incrociati, mentre la corona e i colori assumeranno una connotazione più precisa.