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Mercoledì 27 Settembre 2023

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In occasione del Cinquantennale dell’attività artistica e in contemporanea con l’installazione “Presenze al Castello delle Rocche”, sabato 18 gennaio alle 16.30, presso la nuova sala conferenze del CARC di via Comunale Rovere 31/E, a Finale Emilia, verrà presentato il volume “Domenico Difilippo 1963 – 2013. Il fascino della rappresentazione”. La prestigiosa pubblicazione, che è stata curata dal critico pisano Nicola Micieli per le edizioni Baraldini di Finale Emilia, ripercorre le tappe fondamentali della vita di pittore, scultore e docente dell'artista finalese. All'evento, dopo i saluti del sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli, e del padrone di casa, il presidente del CARC Cesarino Caselli, e l'introduzione dell'assessore alla Cultura del Comune di Finale Emilia, Massimiliano Righini, interverranno – coordinati dal critico d'arte e giornalista Michele Fuoco – Nicola Micieli (curatore del volume), Tobia Donà (docente dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e biografo di Difilippo), Mauro Mazzali (direttore dell'Accademia di Belle Arti di Bologna), Tiziana Virgili (presidente della Provincia di Rovigo e sindaco di Fratta Polesine), Giulio Bargellini (fondatore del Museo MAGI '900 di Pieve di Cento), Laura Negri (assessore alla Cultura della Provincia di Rovigo) e lo scrittore e commediografo Cesare Stella, oltre naturalmente allo stesso Domenico Difilippo. Il libro è patrocinato e promosso dall’Assessorato alla Cultura e dall’Amministrazione Comunale di Finale Emilia, in collaborazione con CARC Finale Emilia. L'iniziativa è altresì patrocinata da Regione Emilia Romagna, Provincia di Modena, Provincia di Rovigo, Accademia di Belle Arti di Bologna e dal MAGI '900 (Museo delle eccellenze artistiche storiche) di Pieve di Cento.

Clicca qui per scaricare l'invito.

Martedì, 14 Gennaio 2014 13:25

Città Gemellate

 

Città Gemellate

Nella piazza di Finale Emilia, l'11 settembre 1966 è stato proclamato il gemellaggio delle città di Grézieu-la-Varenne e di Finale Emilia, sotto l'egida della Federazione Mondiale delle Città Gemellate nell'interesse delle nostre popolazioni.

Link alla galleria fotografica:  http://www.comunefinale.net/il-comune/2015-08-10-06-52-03/photogallery-1966.html

Grézieu-la-Varenne

Villa Sant'Angelo

Città del "Patto d'Amicizia"

Alessandria
   Comune - Provincia

Arezzo 
   Comune - Provincia

Firenze 
   Comune - Provincia

Amelia 
Castel San Giovanni
Empoli 
Malalbergo
Peschiera del Garda 
Ponte di Piave 
Santhià 
Sesto Fiorentino
Zero Branco

 

Martedì, 14 Gennaio 2014 10:57

Cenni storici

La Storia

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Finale Emilia, estremo lembo della Bassa modenese che confina con le province di Ferrara e di Bologna, si trova a 15 metri sul livello del mare e comprende le frazioni di Massa Finalese, Reno Finalese, Casumaro, Canaletto e Casoni. Anche se nelle circostanti campagne sono stati recuperati reperti risalenti all'età del bronzo e all'epoca romana, il borgo di Finale nasce soltanto all'inizio del secolo XI. La prima notizia di fonte certa che ne testimonia l'esistenza è un documento del 1009 - la pergamena originale è conservata presso l’Archivio Abbaziale di Nonantola – in cui si parla di un castrum chiamato Finalis. Si tratta di un atto in cui l’Abate di Nonantola Rodolfo riceve in permuta dal Vescovo di Modena Guarino o Warino “medietatem castri, quod est situm in loco qui dicitur Finalis, cum medietate Capelle, que est dicata in ipso castro in honore sancti Laurencii”, cioè la metà del castrum, che è collocato nel luogo che viene chiamato Finale, con metà della cappella che nello stesso castrum è dedicata a San Lorenzo. Le prime fortificazioni – risalenti al 1213 - vennero realizzate dai ghibellini modenesi per difendere e controllare il territorio dagli attacchi della famiglia guelfa degli Estensi. Tra queste la Torre dell'Orologio o dei Modenesi e il Mastio del Castello delle Rocche, entrambi crollati a causa del sisma del 20 maggio 2012. Gli scavi archeologici compiuti nel mastio ne hanno confermato la datazione al XIII secolo per la parte più antica, presentando caratteri costruttivi e tipologici particolari attribuibili alla prima fase di vita del castrum di Finale. Le indagini nel vano al piano terra e nel cortile interno hanno anche evidenziato la preesistenza di un grande recinto in muratura che racchiudeva, attorno al mastio, una superficie di circa 440 metri quadrati. Nel corso del XIII secolo - dal termine del quale le sorti di Finale si legano a quelle di Modena, passata sotto il dominio degli Estensi - il canale Naviglio (dove nel Quattrocento furono immesse le acque del fiume Panaro) fu deviato e introdotto attraverso la porta occidentale nel cuore del borgo. Con la creazione di un'ampia darsena situata ai piedi della Torre dell'Orologio, Finale si dotò di un porto fluviale che controllava la navigazione tra Modena e Ferrara. Torre-dellOrologio-di-Finale-emiliaNel Quattrocento il castrum primitivo cominciò ad ampliarsi oltre le mura e la sua popolazione aumentò vistosamente. Nel 1402 il marchese Nicolò III d'Este, allora signore del territorio modenese, incaricò Bartolino Ploti da Novara, autore dei castelli di Ferrara, Mantova e San Felice, di rivedere la struttura del perimetro difensivo, costituito da possenti mura e da larghi fossati, riedificando la Rocca piccola intorno all'antica Torre dei Modenesi. Situato al centro della città, il castello era fiancheggiato su un lato dal fiume Panaro, mentre gli altri tre lati erano circondati da un fossato. Nel 1424 intervenne un altro famoso architetto, Giovanni da Siena, non per fortificare ulteriormente il castello, ma per adattare la fortezza militare a residenza degli Estensi. L'incremento delle attività commerciali e artigianali, unito alla facilità dei trasporti, attirò a Finale gli ebrei, che vi si insediarono nel 1541 dando vita a una fiorente comunità. Dopo l'abbattimento delle mura, che avvenne nel 1554, il paese si ampliò ulteriormente acquisendo nuove strade ed edifici. Oltre lo spazio occupato anticamente dalle fosse furono eretti magnifici palazzi nobiliari, conventi e chiese. Per il suo aspetto romantico di città d'acqua, attraversata da tre canali e otto ponti, Finale si guadagnò l'appellativo di “Venezia degli Estensi”. Rimasto dal 1288 al 1859 sotto il dominio della Casa d'Este (fatta eccezione per i periodi tra il 1306 e il 1329, il 1510 e il 1521 e tra il 1796 e il 1814), Finale ottenne nel 1779 da Francesco III, duca di Modena, il titolo di città. Alla fine del XIX secolo, quando fu chiuso e quindi interrato il ramo del Panaro che lo attraversava, Finale perse il suo aspetto secolare di città d'acqua e cambiò definitivamente il suo assetto urbanistico, insieme a quello economico, già da qualche decennio impostato prevalentemente sull'agricoltura. Tale connotazione rimase immutata sino al 1973, anno in cui si diede avvio alla costruzione di un polo industriale nell'area periferica situata tra Canaletto e Ca' Bianca. Attualmente l'economia si basa su una serie di attività molto diversificate tra le quali prevalgono l'industria ceramica e quella meccanica.

 

Lo Stemma

 

Finale Emilia-Stemma

Lo stemma di Finale Emilia è stato descritto in un documento del 1595 conservato nell'Archivio Storico Comunale: “Una roccaforte collocata su un piano cinto da mura, munita di tre torri, una delle quali più alta, circondata di acqua corrente in cui un'oca possa nuotare”. Si tratta di una simbologia rimasta praticamente immutata nel corso degli ultimi quattro secoli, fatta eccezione per alcuni particolari: l'oca, per esempio, è diventata in alcuni casi un cigno; la figura gira verso destra, mentre in altri casi è rivolta a sinistra o addirittura è assente, come accade in uno stemma seicentesco. Nel 1779, a seguito della concessione ducale del titolo di città a Finale, sopra lo stemma fa la sua comparsa una corona. Negli anni Venti del XX secolo, con il governo fascista, allo stemma viene affiancato il fascio littorio che successivamente entra nell'arma e si fonde con essa. Con la caduta del regime, nel dopoguerra lo stemma ritorna alla sua più antica simbologia. Il Regio Decreto n° 652 del 7 giugno 1943 riforma la complessa materia araldica degli stemmi: quello di Finale Emilia verrà circondato da un ramo d'alloro e da uno di quercia incrociati, mentre la corona e i colori assumeranno una connotazione più precisa.

 

Martedì, 14 Gennaio 2014 10:56

Piano Strutturale Comunale PSC

Martedì, 14 Gennaio 2014 09:58

Informazioni su Finale

La città in cifre

Le coordinate geografiche del Comune sono 44°50′00″N 11°17′00″E, con un'altitudine di 15 metri sopra il livello del mare.
Gli abitanti del paese sono 15735 (aggiornato al 31/12/2012) distribuiti in una superficie totale di 104,35 km², garantendo una densità di 150,79 ab./km².
Il codice d'avviamento postale è 41034, mentre il prefisso telefonico è 0535.
Il fuso orario è UTC+1, come in tutto il resto dello Stato, il codice ISTAT è 036012, infine il codice catastale è D599.
La giornata di festa del Patrono, San Zenone, è l'8 di settembre.

Le frazioni

Le frazioni del Comune di Finale Emilia sono Massa Finalese, Reno Finalese, Canaletto, Casoni e Casumaro (quest'ultima condivisa con il Comune di Cento).

Il Sindaco

Giunta Comunale

Consiglio Comunale

 

 

 

 

Martedì, 14 Gennaio 2014 09:41

Notizie sul Territorio

189px-Map of comune of Finale Emilia (province of Mod

LE ORIGINI DEL NOME

Finale deriva dall'espressione locus finalis, che significa luogo di confine. Il nome è in relazione con la sua posizione che anche anticamente era posta al confine tra il Ducato di Modena e lo Stato pontificio. Fino al 1863 si chiamava Finale di Modena, poi con la sua inclusione nel Regno d'Italia fu definitivamente chiamato Finale Emilia

I CONFINI DEL COMUNE:
a nord/nord est con Bondeno; a est con Cento; a sud con Crevalcore e Camposanto; a ovest con San Felice sul Panaro; a nord/nord ovest con Mirandola

IL TERRITORIO E LA SUA EVOLUZIONE
Nella preistoria il territorio di Finale era un'ampia palude in cui le poche terre emergenti tra selve e acquitrini erano soggette a continue modifiche per l'instabilità degli alvei dei fiumi, perciò un territorio difficilmente accessibile e abitabile. È probabile che la zona di Finale, fin dalla colonizzazione romana, costituisse un importante nodo strategico, essendo situata tra le maggiori vie di comunicazione del tempo: i fiumi Po, Panaro, Secchia e Reno che confluivano in prossimità dell'attuale territorio finalese costituivano le vie d'acqua per raggiungere il mare e quindi i maggiori porti del nord come Aquileia e Classe.
Come attesta lo stesso toponimo, la struttura insediativa storica di Finale è legata essenzialmente alla sua posizione di confine, ma è il sistema idrografico della bassa modenese che ha costituito l'elemento fondamentale per l'insediamento storico del territorio finalese. Sino alla fine del XV secolo, pur con l'intervento dell'uomo, il paesaggio era costituito da dossi, corrispondenti ad alvei o paleoalvei (tracce di alvei fluviali abbandonati dal corso d'acqua) e valli che rappresentavano le naturali "casse d'espansione" dei corsi d'acqua, cioè le aree semi-sommergibili, entro le quali si riversavano le acque di piena che tracimavano dagli argini. Ed era sui dossi, allungati, larghi da qualche centinaio di metri a un paio di chilometri, che si concentravano gli insediamenti umani. Nelle zone di bassa pianura la navigazione fluviale era affiancata dalla navigazione nelle paludi, negli stagni e negli acquitrini che, collegati tra loro, offrivano un gran numero di direttrici per gli spostamenti a breve raggio. In molti casi, soprattutto in età altomedievale le vie d'acqua erano probabilmente l'unico mezzo a disposizone per introdursi all'interno di ampi spazi incolti, difficilmente penetrabili via terra.
Il territorio finalese dal IX secolo è stato interessato dal bacino idrografico del Secchia e dal Naviglio di Modena, poi, dal XV secolo dal Panaro. Il fiume Secchia, fino ai secoli XII-XIII dopo aver seguito un andamento sud-nord sino a Cavezzo, dirottava poi con direzione ovest-est per immettersi nel Po di Ferrara presso Bondeno. In questo tratto scorreva poco a nord di Massa e ad est di Finale. Da Massa passava il suo ramo secondario, Aqualonga, sul quale erano ubicati due porti: Massa Finalese e Salario. A Finale, invece, si immetteva nel Secchia il Naviglio di Modena.
Nel XIII secolo (o tra il 1288 e il 1360), il corso del Secchia fu deviato nel suo tratto ovest-est in direzione sud-nord per raggiungere direttamente il Po, attraverso Quistello, dove fu inalveato nell'antico alveo del Po.
Il Panaro, che precedentemente si univa al Secchia poco prima di Bondeno attraversando il territorio abbaziale di Nonantola e interessando quello bolognese, tra il XIV e il XV secolo venne deviato nell'alveo del Naviglio di Modena presso Bomporto. Quindi tra i secoli XIV-XV il territorio finalese, prima interessato dalla rete idrografica del Secchia-Naviglio passa alla rete del Naviglio-Panaro. Naviglio che costituiva l'elemento di collegamento diretto con Modena.
Per quanto riguarda la mobilità via terra, un'importante percorso medievale che interessava il territorio finalese poteva essere riconosciuto in un tracciato che da San Felice sul Panaro, conduceva a Finale Emilia e quindi a Ferrara. Tracciato che probabilmente era già attivo nell'alto medioevo e coincide ora con una successione di vie, in parte declassate, che ricalcano esattamente l'antico alveo del fiume Secchia medievale.
A sud di Finale, il Panaro si divideva in due rami: verso est si dirigeva nel Reno Cavamento, dal quale venne separato dal XVI secolo dallo "Zocco del Muro", cioè da una soglia fissa per lo sfioro delle acque di piena. Le navi erano perciò costrette a proseguire nel ramo della Lunga diretto verso nord, cioè all'interno della città dove era ubicato il porto e la sua conca, luogo di attesa per marinai e mercanti. Il ramo della Lunga, all'uscita della città proseguiva verso nord, nelle valli di Finale, compiendo un'ampia voluta, su cui sorsero i grandi palazzi della Quiete (già degli Obici) e dei nobili finalesi Farolfi, Finetti, Cattani, Grillenzoni.
Il successo del sistema Naviglio-Panaro non fu solo conseguenza di alcune fortunate circostanze naturali, ma anche di una serie di interventi dell'uomo, sovrapposti nel tempo, che ne garantirono il buon funzionamento per secoli. Per gli Estensi, una volta abbandonata Ferrara, alla fine del XVI secolo, il Naviglio-Panaro rappresentava l'unica via di accesso al mare e quindi a Venezia. Dopo la Restaurazione, negli anni Quaranta del XIX secolo, il duca Francesco IV dovette affrontare con urgenza un generale riordino della rete idraulica del suo stato, poiché alluvioni e allagamenti avevano interessato diverse zone del territorio ducale nei primi decenni del secolo, ma soprattutto era in gioco la sopravvivenza stessa di Finale dove l'alveo cittadino del ramo della Lunga innalzava progressivamente il suo fondo. Nel 1847 l'ingegnere idraulico Elia Lombardini decise di sopprimere il ramo della Lunga, ma l'intervento fu attuato solo alla fine del secolo, quando si diedero inizio ai lavori del nuovo alveo per il Panaro facendo scomparire il ramo cittadino con le sue conche e il canale dei mulini (1898 circa). È proprio con l'immissione del Panaro della Lunga in Cavamento che, oltre a modificarsi l'intero assetto urbanistico della città, si trasformò l'intera economia del territorio finalese: venendo meno la floridezza commerciale della città, dovuta alla navigazione fluviale, l'agricoltura divenne il settore economico principale.

 

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Clicca qui per consultare tutte le ordinanze e gli atti del presidente Errani per la Ricostruzione.

 

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ORDINANZE EMESSE DAL COMUNE DI FINALE EMILIA (DAL 2012)

 

Prorogato al 31/03/2014 il termine ultimo per richiedere i contributi regionali previsti dal D.M. n.75719/2013 e dalla Delibera di Giunta Regionale n.1857/2013 relativi alla concessione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori dei territori colpiti dal sisma
 
- Per verificare la "zona rossa" e' possibile consultare/scaricare le seguenti Ordinanze a questo link :
 
 

Scadono il 31 gennaio i termini previsti dall'ordinanza 131 che ha prorogato a questa data la possibilità di presentare le pratiche Mude e Sfinge.
Il provvedimento, emesso nello scorso mese di ottobre, stabiliva che la proroga dei termini venisse concessa a condizione che fosse compilata un'istanza di prenotazione per il successivo deposito della domanda di contributo. L'istanza consisteva nella semplice compilazione di un modulo, sempre all'interno delle due piattaforme informatiche Mude e Sfinge, contenente le principali informazioni relative all'intervento (beneficiario, ubicazione, tipologia eccetera). La mancata compilazione dell'istanza di prenotazione non permette il successivo deposito della domanda di contributo.
Il provvedimento, tra l'altro, prevede anche l'ampliamento del termine per la presentazione della documentazione finale che è stabilito, a pena di decadenza dal contributo, in centoventi giorni dalla data di ultimazione dei lavori.
L'ordinanza è consultabile sul sito della regione www.regione.emilia-romagna.it/terremoto nella sezione "Atti per la ricostruzione".
Per gli interventi iniziati, la cui presentazione delle domande scadeva il 30 settembre 2013 e che hanno presentato istanza di prenotazione entro il 30 novembre 2013, è previsto il deposito definitivo della domanda entro il 31 gennaio 2014. A Finale Emilia sono state 71 le prenotazioni effettuate, per due di esse si è già provveduto al deposito della domanda, mentre per altre 69, il deposito dovrà obbligatoriamente avvenire entro il prossimo 31 gennaio.
Per le abitazioni con danni classificati E la prenotazione dovrà essere compilata entro il 31 gennaio 2014 e il deposito della domanda dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2014. A Finale, al momento, sono state prenotate 93 richieste di deposito della domanda Mude. Per quanto riguarda abitazioni con danni B o C, il cui termine per la presentazione delle domande era il 31 dicembre 2013, la scadenza per il deposito è stata spostata al 28 febbraio 2014, in questo caso non è prevista istanza di prenotazione.
Per quanto riguarda, infine, interventi su immobili compresi nelle Umi il deposito della domanda è previsto entro il 31 dicembre 2014 mentre per quelle subordinate al piano della ricostruzione entro il 30 giugno 2015.
Sul versante delle imprese è prevista la prenotazione entro il 31 gennaio 2014 e il deposito entro il 31 dicembre 2014.

Giovedì, 09 Gennaio 2014 12:47

Teatro: Perrotta interpreta Ligabue

Secondo appuntamento, sabato 11 gennaio, al teatro Tenda dell'ex Campo Robinson, con la rassegna Teatro solidale organizzata dalla Regione Emilia Romagna e da Ert . Alle ore 21 andrà in scena lo spettacolo con cui Mario Perrotta, che ne è anche l'autore, ha conquistato il recente Premio Ubu per il miglior attore: "Un bés-Antonio Ligabue". In Emilia-Romagna, nel novembre scorso, è stato il Teatro Sociale di Gualtieri di Reggio Emilia il primo ad avere ospitato, lo spettacolo che questo eccezionale talento del teatro di narrazione ha creato, ispirandosi alla vicenda umana e artistica di Antonio Ligabue, e avviando un progetto triennale (2013-2015) a lui dedicato. La scelta di Gualtieri era quasi scontata, avendo Ligabue vissuto a lungo nei dintorni del paese sulle rive del Po, e avendo il Teatro Sociale scelto di partecipare attivamente al progetto, che si sviluppa in tre stadi e ruota intorno alla figura dell'artista e al suo rapporto con i luoghi che segnarono la sua esistenza: innanzitutto la Svizzera, dove egli nacque e visse fino ai diciotto anni; e ancora il suo paesaggio interiore e lo stesso paese di Gualtieri, appunto, dove produsse gran parte dei suoi quadri e delle sue sculture. Il primo esito di questo percorso è appunto "Un bés – Antonio Ligabue", una storia di marginalità, arte e follia di cui Mario Perrotta è autore e interprete. Biglietteria aperta sabato 11 dalle 16 alle 19 e dalle ore 20 a inizio spettacolo, ingresso 8 euro.

Il successo registrato nel periodo natalizio ha consentito di prolungare fino al 2 febbraio la permanenza in piazza Cervi Caroli – tra il Castello e il teatro Sociale – della pista di pattinaggio su ghiaccio.

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